Scommetto che nella tua carriera di piscinologo* amatoriale hai versato prodotti nella vasca con la stessa disinvoltura con cui Gordon Ramsay cosparge il sale. Peccato che, come in cucina, le dosi contano eccome. Un pH fuori controllo può trasformare l’acqua in acido da batteria o in zuppa di alghe.

- Perché dovresti preoccuparti? Un pH ideale si colloca tra 7,2 e 7,6. Se scende sotto 7,2, l’acqua diventa acida: corrode superfici e accessori, irrita occhi e pelle e fa evaporare il cloro più velocemente. Se è troppo alto, invece, scattano incrostazioni e acqua torbida.
- E il cloro? È il disinfettante principale della piscina; il suo valore dovrebbe stare tra 1 e 3 ppm. Con cloro basso proliferano batteri e alghe, con cloro alto avrai un odore da piscina comunale anni ‘80.
- Come regolare il pH? Prima misura con un kit affidabile. Se il pH è troppo basso, usa un correttore alcalino a base di carbonato di sodio (pH Plus) e distribuiscilo lungo il bordo; dopo 4‑6 ore di filtrazione ricontrolla. Al contrario, se il pH è alto, serve un riduttore acido (pH Minus). Agisci sempre a piccoli passi: il pH è permaloso e non ama le rivoluzioni.
- Perché vale la pena? Un pH corretto rende il cloro efficace, previene occhi rossi, prolunga la vita di pompa e rivestimenti e ti fa risparmiare sui trattamenti. In breve: meno soldi spesi in chimica, più soldi per gonfiabili a forma di fenicottero.
Colpo di scena finale: se dopo la clorazione d’urto l’acqua sembra la pozione di Harry Potter, ricordati che è il segnale per controllare il pH. La chimica è noiosa ma indispensabile. Trattala con rispetto e lei ti restituirà acqua limpida e complimenti dagli amici.